La
fortuna arriva con le lenticchie…
Capodanno: il suono del dodicesimo
rintocco della mezzanotte, oppure
l'ora di pranzo, segna l'avvio di
una pratica molto diffusa il mangiare
un "ricco" piatto di lenticchie
(Lens esculenta) sperando che rechino
fortuna e benessere.
La forma del legume, che sembra una
monetina, ha influito su questa convinzione;
ma sicuramente l'ispirazione arriva
dall'antico, ove la lenticchia era
considerata un bene di lusso ed aveva
pure valore monetario.
La Bibbia cita spesso le lenticchie;
le piu' conosciute sono quelle relative
alla narrazione che ha come protagonisti
Giacobbe ed Esau'. Il libro della
Genesi riporta che un giorno Esau',
di ritorno dal duro lavoro dei campi
vide il fratello prepararsi a consumarne
un bel piatto fumante. Pur di averlo,
accettò la proposta di Giacobbe:
"In cambio delle lenticchie mi
cedi la tua primogenitura".
La Primogenitura non e' da intendersi
soltanto nel suo valore familiare,
ma rappresentava soprattutto la discendenza
spirituale diretta da Abramo. Rifiutare
quell'investitura voleva dire rinunciare
ai doni ultraterreni ed ai privilegi
terreni ad essa collegati: era rinnegare
la discendenza dal Patriarca!
Dall'episodio deriva anche il modo
di dire "Per un piatto di lenticchie",
che e' diventato esempio di un compenso
assolutamente inadeguato se paragonato
al valore di ciò che si da
in cambio, specie quando lo svantaggioso
baratto consiste nella privazione
di un bene tangibile per ottenere
una fuggevole soddisfazione materiale.
In passato, le lenticchie erano l'alimento
tipico degli ebrei in periodo di lutto,
in ricordo - cosi dicevano - di Esau'
che aveva perduto ciò che aveva
di piu' prezioso.
Quella relazione con la morte si ispirava
anche al fatto che in tutta l'area
mediterranea le lenticchie, come le
fave, erano simbolicamente legate
al ciclo vita-morte-vita della natura.
Molti secoli dopo, nella Toscana rinascimentale,
"cogliere lenticchie" era
metafora di morte e sepoltura, come
si può verificare in un canto
popolare che ricorda la sconfitta
del condottiero fiorentino Piero Strozzi
e la morte di molti suoi soldati a
Scannogallo, nel 1555: "O Piero
Strozzi, 'ndu sono i tuoi soldati?/
Al poggio delle Donne, in que' fossati./
O Piero Strozzi, 'ndu sono le tue
genti?/ Al poggio delle Donne, a cor
le lenti".